La mia ricerca

Esiste una bellezza che si manifesta sia negli equilibri precari sia nell’apparenza delle cose. Essa disvela la perennità del tutto. È una bellezza pura, non nichilistica, è l’anima di tutte le cose al di là del loro apparire. L’apparire, che nel pensiero Occidentale, attraverso la fede nel divenire, è nascondimento del volto autentico dell’essente, fede che nasce dall’indiscussa convinzione che il divenire sia un uscire dal nulla e un ritornarvi. In opposizione al nichilismo imperante, nella mia ricerca artistica considero la bellezza ciò che permane come sostrato del divenire, non solo come manifestazione di ciò che è mutato, ma nell’agire stesso del mutare. Pur incapaci di riconoscere un principio e una fine per ogni cosa, noi tutti, insieme all’universo intero, apparteniamo a questo moto dove ogni cosa si mostra soggetta al tempo e alla trasformazione, così che il Divenire s’impone come la sostanza stessa dell’ Essere che a sua volta ci appare come il rinnovarsi di un ente che prima mancava di una caratteristica e in seguito l’acquista diventando forma. Così anche quello che sembra statico alla percezione sensoriale lo identifichiamo dinamico e in continuo cambiamento. In questo è possibile trovare una chiave di decodifica dell’uomo, il significato autentico della sua essenza: il divenire come identità del diverso, in altre parole elemento che unifica il molteplice. Il divenire somma di opposti che convivono nelle cose e continuano ad esistere anche una volta che non sono più percepibili. L’intrinseca bellezza oggetto della mia ricerca, dunque, consiste in una nuova consapevolezza che le cose che non vediamo più, non sono improvvisamente entrate nel nulla ma sono semplicemente scomparse dall’ orizzonte degli eventi. Continuano ad esistere in una dimensione che non è quella apparente ed è pertanto proprio in questo divenire che risiede l’eternità di tutto.